Ritrattamento con inibitori della tirosin-chinasi efficace come terapia di seconda linea nei pazienti con carcinoma renale metastatico a cellule chiare responsivi a terapia di prima linea con TKI
Nonostante la terapia mirata sequenziale rappresenti lo standard terapeutico nei pazienti con carcinoma renale metastatico a cellule chiare ( m-ccRCC ), la scelta dei farmaci e la sequenza di somministrazione ottimale devono ancora essere definite.
Uno studio retrospettivo, multicentrico, è stato condotto allo scopo di valutare se nei pazienti che hanno risposto per un lungo periodo di tempo alla terapia di prima linea con inibitori della tirosin-chinasi ( TKI ) sia opportuno proseguire il trattamento con lo stesso tipo di farmaci o passare alla somministrazione di farmaci inibitori di mTOR.
Lo studio ha inoltre valutato se la risposta dei pazienti al trattamento di seconda linea dipenda dalla durata della risposta al trattamento di prima linea.
Un totale di 241 pazienti consecutivi con diagnosi di carcinoma renale metastatico a cellule chiare e precedentemente sottoposti a terapia di prima linea con inibitori della tirosin-chinasi per almeno 6 mesi nel periodo 2004-2011, sono stati inclusi nello studio.
Di questi, 118 pazienti hanno ricevuto un trattamento di seconda linea a base di inibitori della tirosin-chinasi, mentre i restanti 123 hanno ricevuto un trattamento di seconda linea a base di inibitori di mTOR.
Endpoint primari dello studio erano la sopravvivenza libera da progressione ( PFS ) e il tempo al fallimento del trattamento ( TTF ) associati alla terapia di seconda linea.
Nell'intero campione di pazienti, l'effetto in sequenza dei due farmaci è risultato a favore della somministrazione di due inibitori della tirosin-chinasi in sequenza rispetto alla somministrazione in sequenza di inibitore della tirosin-chinasi e inibitore di mTOR, utilizzando la durata della risposta alla terapia di prima linea come covariabile continua ( hazard ratio, HR pari a circa 0.75 sia per la sopravvivenza libera da progressione che per il tempo al fallimento del trattamento ).
La superiorità della somministrazione in sequenza di due inibitori della tirosin-chinasi è stata osservata principalmente nel sottogruppo di pazienti con durata della risposta a terapia di prima linea compresa fra 11 e 22 mesi, all'interno del quale sono stati ottenuti risultati significativamente migliori, con un hazard ratio pari a circa 0.5, una sopravvivenza mediana libera da progressione di 9.4 mesi ( intervallo di confidenza [ IC ] 95%: 5.9-12.2 mesi ) rispetto a 3.9 mesi ( IC ) 95%: 3.0-5.5 mesi; P = 0.003 ) e un tempo al fallimento terapeutico di 8.0 mesi ( IC 95%: 5.5-11.0 mesi ) rispetto a 3.6 mesi ( IC 95%: 3.0-4.6 mesi; P = 0.009 ).
Nell'analisi completa dei dati condotta utilizzando modelli di regressione quantile censurati, i pazienti che hanno ricevuto come farmaco di seconda linea un ulteriore inibitore della tirosin-chinasi e i pazienti che hanno avuto una riposta prolungata alla terapia di prima linea con inibitore della tirosin-chinasi, erano caratterizzati da una maggiore probabilità nell'ottenere una risposta duratura alla terapia di seconda linea.
In conclusione, i pazienti con carcinoma renale metastatico a cellule chiare sottoposti a terapia di prima linea con inibitore della tirosin-chinasi, e che hanno ottenuto una risposta clinica dalla durata compresa fra gli 11 e i 22 mesi, hanno tratto i maggiori benefici dal ritrattamento con inibitore della tirosin-chinasi piuttosto che dalla terapia di seconda linea con inibitori di mTOR. ( Xagena2015 )
Elaidi R et al, Ann Oncol 2015; 26: 378-385
Onco2015 Nefro2015 Farma2015
Indietro
Altri articoli
Passaggio a Riociguat rispetto alla terapia di mantenimento con inibitori della fosfodiesterasi-5 nei pazienti con ipertensione arteriosa polmonare: studio REPLACE
Riociguat ( Adempas ) e gli inibitori della fosfodiesterasi-5 ( inibitori PDE5; PDE5i ), approvati per il trattamento dell'ipertensione arteriosa...
COVID-19: interruzione versus continuazione degli inibitori del sistema renina-angiotensina. Studio ACEI-COVID
L'ingresso del virus SARS-CoV-2 nelle cellule umane dipende dall'enzima di conversione dell'angiotensina 2 ( ACE2 ), che può essere sovraregolato...
Associazione tra l'uso di inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina dopo emorragia intracerebrale con recidiva di emorragia e gravità della depressione
Gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina ( SSRI ) sono ampiamente impiegati per trattare la depressione post-ictus, ma sono...
L’EMA ha consigliato di continuare a usare Ace inibitori e sartani durante la pandemia da virus SARS-CoV-2
L'Agenzia europea per i medicinali ( EMA ) è a conoscenza delle recenti notizie diffuse dai media e delle pubblicazioni...
Fulvestrant più Everolimus o placebo in donne in postmenopausa con cancro al seno metastatico HR-positivo, HER2-negativo, resistente alla terapia con inibitori dell'aromatasi
L’inibitore mTOR Everolimus ( Afinitor ) è mirato contro segnali aberranti attraverso la via PI3K / AKT / mTOR, un...
Gli ACE inibitori riducono l'incidenza di MACE nei pazienti con infarto miocardico senza sopraslivellamento ST dopo procedura PCI di successo
In un confronto tra inibitori del sistema renina-angiotensina utilizzati per il trattamento dei pazienti con diabete mellito e infarto miocardico...
Duloxetina versus placebo per artralgia associata agli inibitori dell'aromatasi nel cancro mammario in fase iniziale
L'aderenza alla terapia con inibitori dell'aromatasi per il cancro mammario in stadio iniziale è limitata dai sintomi muscoloscheletrici associati agli...
Ipertensione: vantaggi nell'utilizzo dei sartani rispetto agli ACE-inibitori
In una recensione pubblicata sul Journal of the American College of Cardiology ( JACC ), quattro Esperti hanno dichiarato che...
ACE inibitori e statine negli adolescenti con diabete di tipo 1
Tra gli adolescenti con diabete di tipo 1, un rapido aumento dell'escrezione di albumina durante la pubertà precede lo sviluppo...
Gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina e gli oppiacei aumentano il rischio di fratture osteoporotiche nei pazienti con artrite reumatoide
I pazienti con artrite reumatoide presentano un più alto rischio di fratture osteoporotiche se prendono oppiacei o inibitori selettivi del...